Il disco composto da otto brani è un'odissea cosmica che mescola visioni sonore, simbologia antica e distopia post-umana, esplorando un risveglio psicospirituale ottenibile solo tramite distruzione e rinascita. Le sonorità space rock del quartetto fondono riff di chitarra con elettronica sperimentale, creando atmosfere uniche, arricchite da vocalizzi che evocano una scimmia mutante in preghiera, aggiungendo un tocco di surrealismo. Ispirato a band come Hawkwind, King Gizzard and the Lizard Wizard e Causa Sui, l'album esplora la collisione tra visioni lisergiche, mitologia digitale e distopia nucleare, affrontando temi di critica sociale e distopia. Con riferimenti al mito di Prometeo e al disastro di Chernobyl, il disco evoca anche atmosfere ispirate alle colonne sonore poliziottesche degli anni '70. Un viaggio sonoro che stimola a scoprire la realtà nascosta oltre le apparenze, oscillando tra il sacro e l'ironia.

Spiega la band a proposito dell’album: “Questo non è un album ma un atterraggio sonoro d’emergenza e nasce dalla fusione di rituali sonori, chitarre cosmiche e da zero rispetto per la gravità. Dopotutto anche gli extraterrestri hanno bisogno di groove e se il tuo terzo occhio sta facendo headbanging vuol dire che hai capito cosa intendiamo!”.