Giuseppe Sciarra, regista pugliese, è un talento poliedrico che attraversa con audacia i territori della video arte, del cinema pop e della narrazione sperimentale. La sua visione provocatoria e senza compromessi gli ha conquistato un pubblico fedele, soprattutto durante la pandemia, grazie a opere che sfidano le convenzioni e affrontano temi delicati con coraggio e originalità.

Tra i suoi lavori più discussi spicca Venere è un ragazzo, un cortometraggio che ha fatto scalpore per una scena considerata blasfema, legata al desiderio omosessuale del protagonista interpretato dall’attore napoletano Davide Crispino. Un esempio di come Sciarra non abbia paura di mettere in discussione tabù e di esplorare le zone più oscure dell’anima umana.

La spiritualità è un filo conduttore nella sua filmografia. In Santità, realizzato con uno stile fotografico ispirato alla Nouvelle Vague, racconta il percorso mistico di una coppia eterosessuale in cui l’uomo è un crossdresser, indagando le sfumature tra identità e fede. Con Iesus Martyr, Federico Balzarini interpreta un hikikomori ossessionato dall’immagine di Cristo, vittima di allucinazioni mistiche indotte dalle droghe — un viaggio intenso nel martirio interiore e nella follia religiosa.

Sciarra non si ferma: in Ikos, breve documentario sul bullismo interpretato da Edoardo Purgatori, mette in scena atti di psicomagia alla Jodorowsky, alternando pose cristologiche e simbolismi dolorosi come la croce di spine, per evidenziare la sofferenza del protagonista. E nel quasi dimenticato Je suis Malade, ispirato alla celebre canzone di Dalida, il protagonista, un serial killer, segue la propria ombra in un viaggio oscuro e ossessivo, culminante in una scena sanguinaria con il crocifisso.

Sciarra sfida i limiti del linguaggio cinematografico per esplorare le profondità dell’animo umano e le contraddizioni tra fede, desiderio e identità. Un artista che trasforma il culto in arte pura, lasciando un segno indelebile nel panorama indipendente italiano. Nel misconosciuto Apocalittica, l’attore teatrale Enrico Maria Carraro Moda dà vita a un personaggio psicotico, perso tra deliri nelle strade di Roma, dove la figura del martire si staglia come un’ossessione ricorrente nel suo universo disturbato.

In Il terzo occhio, realizzato in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Roberto Rossellini e con il prezioso contributo di Manuela Faini, Sciarra mette in scena giovani cinefili intenti a riprendere le opere dissacranti di Attolini, che si rappresenta come un Cristo in croce. Un autore anticonvenzionale, capace di sfidare le regole del cinema italiano e di portare sul grande schermo visioni audaci e provocatorie.