C’è un principe che da bambino, mentre gli altri in casa dormivano, quando il giorno si spegneva e le stelle rischiaravano la notte, osservava le luci delle strade dalla finestra, senza sapere che avrebbero scritto il suo futuro, facendolo brillare più di qualsiasi altra cosa, al suono di urla che si distendono, da Sainte Devote a Piazza del Casinò, dalle balconate al suo popolo. Il Principato di Monaco, la sua città, il suo Gran Premio, qui, dove Ferrari e Mclaren hanno esordito in Formula 1, qui dove soltanto un pilota è riuscito a strappare 6 vittorie (Senna) e dove quasi tutti hanno fatto almeno un incidente importante, il predestinato è l’unico che ha inevitabilmente dovuto mettere tutto il cuore, davanti alle ali anteriori della sua rossa. Le premesse del venerdì lasciano la parvenza di un bagliore negli occhi, una doppietta fantastica in FP1 e FP2 che viene completata in FP3 sulla scia del primato dello scorso anno, aspettando le qualifiche. 

 LE QUALIFICHE 



 Non c’è pista che possa dire di più prima di cominciare a dire qualcosa, non c’è attesa che possa significare di più prima di arrivare a quel verdetto, che è quasi sempre più del sabato che della domenica. È qui che finalmente il pilota può prevalere sulla macchina, è qui che il talento si nutre dello spazio millimetrico che si riesce a trovare tra le posteriori e il muro, tra la volontà e la precisione, tra l’aspettativa e la spettacolarità della sorpresa. Charles non delude le aspettative ed è ancora avanti, in una Q1 che vede, oltre le polemiche di Bearman (Haas) per la severa decisione delle dieci posizioni di penalità per un sorpasso sotto bandiera rossa in FP2, prima l’impeding di Stroll (Aston Martin) che taglia fuori Gasly (Alpine) da un posto nelle prime quindici posizioni e poi Kimi Antonelli, qualificato proprio con il quindicesimo tempo, andare a muro rompendo le sospensioni e costretto dunque al ritiro. In Q2 completa il drammatico pomeriggio Mercedes, un problema elettrico che costringe anche Russell ad abbandonare i giochi, rimangono incredibilmente fuori dalle prime dieci posizioni anche Carlos Sainz (Williams) e Yuki Tsunoda (Red Bull) che soffre il traffico davanti nelle curve. 

Q3 è emozione e adrenalina, è cuore e mente, è uomo contro motore, è Charles che dopo aver fatto una magia deve arrendersi, deluso, al record assoluto in pista, strappato all’ultimo giro disponibile da un magistrale Lando Norris (1:09.954”) in una papaya troppo avanti per rimanere dietro. È difficile il sabato del fuoriclasse Max Verstappen che deve accontentarsi di partire dalla quarta posizione (quinta in pista), preceduto da un pur in difficoltà Oscar Piastri (McLaren). L’impeding proprio a danno del pilota olandese costa a Lewis Hamilton tre posizioni, rovinando il possibile quartetto iniziale tutto a tinte arancio-rosse. Fantastico il sesto posto di Hadjar (Racing Bulls), che si lascia alle spalle un intramontabile Fernando Alonso (ancora troppo più avanti di Stroll), il sorprendente Ocon (Haas), con Lawson (Racing Bulls) e Albon (Williams) a chiudere le prime dieci posizioni sulla griglia di partenza. 

LA GARA 



Nervi, attesa, silenzi, sguardi fissi sui televisori ai box e motori che si accendono e fremono, pur sapendo di dover tutto alla roulette delle strategie, nel nuovo regolamento che prevede due pit-stop obbligatori e che inevitabilmente smuove una domenica che altrimenti si sarebbe profilata molto più chiusa. Un’altra notte insonne, un’altra notte a vegliare sul principato, non ha dormito, ci ha pensato tutto il tempo, Charles, a come provare a superare Lando Norris, a quale curva scegliere per andare avanti, per inserirsi. Con i pochissimi millesimi sulla spalla destra ad esaltarlo e la mancanza di spazio su quella sinistra a dissuaderlo. Ha tenuto, magistralmente, l’inglese. Ha retto la pressione, ha saputo gestire batteria, pit, gomme e strappi, soprattutto dove sapeva di essere più vulnerabile. Ha difeso benissimo, ha vinto, sorprendendo anche se stesso, ha realizzato un sogno, ha riportato il Gran Premio di Monaco in casa McLaren (mancava dal 2008 con Lewis Hamilton). Dietro di loro è spettacolo e attesa, è palpitazione, è soltanto questione di scelte. Assurda e perfetta la strategia della Racing, che sfrutta da subito il distacco creato da Lawson per custodire il meraviglioso sesto posto di Hadjar garantendogli 2 pit-stop free. Sfrutta la stessa tattica in modo impeccabile anche la Williams che addirittura riesce anche a far scambiare le posizioni di Sainz ed Albon per trovare secondi, che significano posizioni, che significano zona punti (chiuderanno decimo e nono). 

Disastroso il weekend Mercedes che sbaglia completamente il piano gara, non trova spazio per i pit, sembra non aver capito di doverli fare, i meccanici, sono gli unici che in una corsa folle e continua, rimangono seduti. Per il nervosismo accumulato, nel trenino dei ritardi e dei distacchi, George Russell taglia la chicane del porto e sorpassa Albon, i giudici di gara non esitano a penalizzarlo con il “Drive Through”(il pilota deve transitare in pit-lane senza fermarsi), prova a farlo anche Antonelli ma poi deve cedere la posizione, in un tragicomico epilogo che vede entrambe le Mercedes fuori dalla zona punti. Rassegnato deve ritirarsi anzitempo Pierre Gasly (Alpine) per il contatto con Tsunoda (Red Bull) che fa rompere l’ala anteriore; si ferma da solo invece, con non poco rammarico Fernando Alonso (Aston Martin) costretto al ritiro per problemi tecnici al motore. Il podio si completa con un non lucidissimo Oscar Piastri che gioca per larghi tratti di gara a favore del suo compagno di scuderia e rischia anche di finire a muro, creando non pochi fastidi, da dietro, a Leclerc. Soltanto quarto Max Verstappen che nella speranza di un’eventuale bandiera rossa, rimanda, fino all’ultimo giro, il secondo stop ai box, non sfruttando la possibilità di rientrare prima dell’arrivo di Piastri se soltanto si fosse fermato quando ne aveva avuto la possibilità. Chiude quinto, sfruttando due pit-stop gratuiti, Lewis Hamilton, che probabilmente senza la penalizzazione iniziale avrebbe anche potuto dire molto di più, supportando l’impresa di un principe che ha dovuto cedere lo scettro, pur non smettendo di brillare. 

A cura di Antonio Spiezia