Radio, teatro, cinema, tv: un artista a 360°. Parliamo di Fabio Massimo Bonini che ci accompagna attraverso questa intervista in un meraviglioso viaggio, conducendoci in un itinerario fatto di arte…
Come ha inizio il suo percorso artistico?
Tutto è partito da
me, se fosse stato per mio padre che era un dipendente della “Rai”, un tecnico,
lo sarei diventato anch’io. Invece io volevo lavorare nel mondo dello
spettacolo e quindi quale occasione migliore della nascita della radio privata?
Ai tempi radio libere, negli anni ’70. Così a 14 anni me ne andavo in radio. Ho
iniziato dalle prime radio liguri, in seguito ho continuato con le radio della riviera
dove io abitavo vicino Portofino, fin quando sbarcai a Milano con un’opportunità
che mi era capitata e mi ritrovai a “Top Italia Radio”, per poi andare a
lavorare nella mitica radio rock di Milano che era “Radio Peter Flowers”.
Lavorando con la voce, iniziai a sentire la necessità di approfondire la cosa.
Mi iscrissi dunque a una scuola di recitazione e il mio maestro, che era anche
un regista, notò le mie capacità e mi fece fare subito degli spettacoli mentre
studiavo ancora. Così è iniziato tutto…
E quindi arriva il teatro, poi la tv, il cinema, lei è
anche un doppiatore, presentatore… Quali sono state le sensazioni nel
ritrovarsi in situazioni differenti dalla radio?
Il salto da dietro
al microfono, dove nessuno ti vede ma ti immagina, al palco è un salto forte ma
in ogni caso c’è un pubblico a cui devi dare il massimo. Inoltre l’adrenalina che
si prova magari prima di andare in scena è differente, le emozioni sono molto
forti particolarmente in teatro, quando poi lavori anche con personaggi di un
certo livello soprattutto all’inizio l’emozione è molto forte.
C’è un lavoro a cui è maggiormente legato? Perché?
Lo spettacolo a teatro
che mi ha assorbito di più dal punto di vista attoriale è stato “Camille
Claudel” diretto da Alberto Ferrari, Camille Claudel era la protagonista e io
interpretavo Auguste Rodin il suo amante ma anche maestro. Invece lo spettacolo
più divertente in assoluto che abbia mai fatto è stato “Tre uomini e una culla”
con Corrado Tedeschi, il compianto Ruggero Cara e tanti altri bravissimi
colleghi, uno spettacolo con cui siamo stati in tournée, di grande successo,
ogni sera si recitava qualcosa di diverso, era veramente fantastico. Riguardo
alla tv l’esperienza più emozionante è stata quella di lavorare per diversi
anni con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini in “Casa Vianello” e “Cascina
Vianello”, due personaggi straordinari. Lui in particolare un uomo
irraggiungibile per simpatia, ironia, professionalità, per bravura, per
statura, una persona immensa in tutti i sensi. Indimenticabile anche l’esperienza
con Gino Bramieri e con tanti altri, diciamo che quello era il momento della
televisione delle sitcom. Poi c’è stata la soap “Vivere” che più mi ha dato in
termini di popolarità perché ero tra i personaggi molto presenti, sono stato
l’unico a interpretare 2 personaggi. In un primo periodo ero Carlo Mantegna un
ex direttore di banca, perfido, spregiudicato, ne combinava di tutti i colori
tanto da chiedere prestazioni sessuali in cambio di denaro a Eva Bonelli
interpretata da Beatrice Luzzi che era parte integrante della soap, l’altro era
“Enrico Piersanti” l’avvocato di Rebecca Sarpi
interpretata da Annamaria Malpiero, Piersanti si innamorò di lei.
Riguardo alla tv poi qui negli Stati Uniti ho interpretato un mafioso italo-americano
ricercato dalle polizie di tutto il mondo in un episodio divertente di “MacGyver”,
un ricercato che naturalmente “MacGyver” riesce a catturare. Per il cinema l’esperienza
dal punto di vista del grande cinema l’ho avuta con Woody Allen nel film “To
Rome with Love”, anche se il ruolo era piccolo è stata un’esperienza molto
bella. In Italia invece ho avuto l’occasione di lavorare con tanti registi come
Vanzina nel film “Quello che le ragazze non dicono”, Nichetti nel film “Honolulu
Baby”, Emmer nel film “Una lunga, lunga, lunga notte d’amore” e tanti altri.
Radio, teatro, tv, cinema. Se dovesse sceglierne solo
una, per quale opterebbe?
Direi il cinema
perché nel cinema c’è la famosa “magia del cinema”, riesci a creare, a inventarti
personaggi che non sei tu, a creare quella trasformazione, quella magia che è
difficile da fare in teatro. Al cinema grazie appunto alla “magia del cinema”
si può ricreare un mondo, si può far sognare la gente. Poi c’è la macchina
produttiva del cinema che è davvero affascinante.
C’è un momento, un aneddoto del suo percorso che ha
particolarmente a cuore?
Dopo anni dall’aver
preso parte allo spettacolo “Camille Claudel” ero a Milano a presentare un
evento al “Palatrussardi”. Finito lo spettacolo scesi dal palco e camminai per
uscire dal retro, una ragazza mi si avvicinò e mi disse: “Ma tu sei Auguste
Rodin?”. Io risposi che se si riferiva allo spettacolo teatrale, ero io. E lei
aggiunse: “Volevo dirti che sono venuta 10 volte a teatro con mia madre e ogni
volta abbiamo pianto”. Ciò che mi disse mi emozionò tantissimo. Credo quello fu
uno dei regali più grandi che un artista possa ricevere.
Un sogno da realizzare?
L’età passa, si
sbatte contro il tempo ma i sogni ci sono sempre. Mi piacerebbe dirigere un
film, produrlo, essere parte di una grande produzione e poi vorrei avere molto
più tempo per stare su un campo da golf. Adesso che sono anche nonno il sogno è
veder crescere felici i miei nipotini in una famiglia felice e poi viaggiare tanto
il mondo con mia moglie, il più possibile!
Progetti futuri?
Ora vivo negli Stati
Uniti e mi godo la mia famiglia. Continuo a fare delle cose più per hobby
probabilmente direi… Sono la voce degli annunci sugli aerei da e per l’Italia dagli
Stati Uniti di “United Airlines”, registro documentari, sono la voce di diversi
spot pubblicitari e con Corrado Tedeschi stiamo progettando uno spettacolo da
portare qui negli Stati Uniti per gli italiani, a partire da Miami.
Giunge al termine
l’intervista. Quel “viaggio” ci ha portati lontano, negli Stati Uniti e poi… vicini! Attraverso le emozioni più belle!
Quelle che solo l’arte può donare…
a cura di Margherita Saporito
