Dal 7 novembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “La storia non si fa”, il nuovo singolo di Luca Fogliati disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 2 novembre.
"La storia non si fa" è un brano rock con un testo diretto e talvolta crudo, che riflette un clima di tensione e dramma.
Il titolo è una citazione della famosa frase di Benedetto Croce "la storia non si fa con i se e con i ma", che viene ripresa esplicitamente nel testo. Le liriche toccano temi sociali e politici, come l'identità e la collettività ("Siamo tutti orfani, ma per colpa di chi?"), l'immigrazione e le divisioni sociali ("Lasciate perdere il valore, riaffrontate quei barconi, poi brusate anche i terroni" e "C'hanno diviso per renderci più solidi" o "soli"), e la critica sociale/politica (riferimenti all'utopia della sinistra e a schieramenti politici, citando anche
la strage di Ustica a 45 anni di distanza e Genova).
Il tono generale è critico, polemico e a tratti sarcastico, tipico di una canzone di denuncia sociale. La struttura musicale è standard, con strofe e ritornello ben definiti, e il ritornello ("La storia non si fa...") è molto energico e ripetitivo, con un crescendo emotivo e vocale. Un interludio o assolo strumentale aggiunge un notevole impatto emotivo.
Commenta l'artista a proposito del nuovo brano: "Con questa canzone inizio una fase completamente nuova del mio modo di scrivere. Durante la registrazione, abbiamo cercato di sperimentare il più possibile, grazie all'aiuto dell'arrangiatore Beppe Lombardi e del chitarrista Fabio Serra."
Nel videoclip di "La Storia non si fa", girato da Gianluca Guidone, Luca Fogliati porta in scena un racconto visivo intenso e potente. All’interno del limbo cyclorama di UNCUT Studio di Torino scorrono proiezioni di immagini che evocano le ferite della storia italiana, riflettendosi sull’artista come segno di memoria e testimonianza. Il degrado progressivo della bandiera italiana diventa metafora di un patriottismo lacerato, che accompagna l’evoluzione emotiva del brano. A introdurre il video, una citazione di Pasolini, un omaggio a 50 anni dalla sua morte, che ne diventa la chiave interpretativa, tra memoria collettiva e disincanto contemporaneo.
