“Piombo” è un brano che affonda le sue radici in un terreno sonoro cupo e viscerale, dove il post-rock industriale si mescola a sfumature elettroniche, creando un paesaggio emotivo, denso e claustrofobico. Il pezzo racconta la lotta silenziosa ma feroce contro le dipendenze, sviluppandosi come un crescendo interiore fatto di tensioni irrisolte, esplosioni improvvise e silenzi che pesano quanto colpi di fucile.
Il titolo stesso, “Piombo”, è metafora e sostanza: materia greve, impossibile da ignorare, come la presenza costante della dipendenza nella vita di chi ne è prigioniero. Il duo sceglie un linguaggio esclusivamente strumentale, rinunciando alla retorica per lasciare alla musica il compito di colpire, resistere, scavare.
Spiega il duo a proposito del brano: «“Piombo” nasce nel modo più viscerale possibile: da una parte di batteria cruda e spezzata, tirata fuori da Ale quasi per istinto. Su quel ritmo, Adri ha lasciato fluire un’idea di basso ossessiva, deformata, distorta — un suono che non cerca compromessi, che raschia via ogni superficie liscia. Il brano ha preso forma da lì, come un peso che si accumula nota dopo nota,
battito dopo battito. La cupezza è il riflesso diretto del tema che ci stava bruciando addosso — la dipendenza. Il suo potere corrosivo, la fatica di combatterla, il veleno lento con cui si insinua. Un tema che si è poi definito ancora di più grazie al video, ma che fin dall’inizio era dentro il suono stesso. Piombo è proprio questo: il suono di qualcosa che ti schiaccia. Che ti sporca. Che ti resta addosso. Come il piombo».