Doveva essere una serata di festa, musica e aggregazione popolare. Un concerto gratuito in una città che troppo spesso si trova a dover lottare per spazi culturali e momenti di svago accessibili a tutti. E invece si è trasformata in un caso emblematico di come la cattiva organizzazione e la gestione opaca di un evento possano danneggiare non solo il pubblico, ma anche la credibilità degli artisti coinvolti.
Ivan Granatino, noto rapper casertano, si è esibito nel fine settimana a Mondragone, ospite della Sagra della Bufalina in via Venezia. L’evento, promosso come gratuito, ha attirato centinaia di persone entusiaste. Peccato, però, che all’ingresso ai fan sia stato chiesto l’acquisto obbligatorio di un biglietto della lotteria dal costo iniziale di 2,50 euro, con voci che riportano addirittura un incremento fino a 5 euro.
Una pratica scorretta e, per molti, perfino al limite della legalità. Perché un biglietto della lotteria – di per sé facoltativo e separato dall’accesso a uno spettacolo gratuito – è diventato la condizione necessaria per entrare. Chi non pagava, restava fuori. Una forzatura, di fatto, che ha violato il principio fondamentale alla base della comunicazione dell’evento: la gratuità dell’ingresso.
Il caso e le responsabilità
La notizia ha provocato immediatamente polemiche. Centinaia i presenti indignati, alcuni dei quali hanno protestato apertamente ai tornelli. Ma il vero scossone è arrivato quando lo stesso Ivan Granatino ha appreso del meccanismo messo in piedi dagli organizzatori. Il cantante, noto per la sua disponibilità verso il pubblico e per il radicamento nel territorio, ha fermato lo show, salendo sul palco solo dopo aver chiesto scusa ai fan e preso le distanze dalla gestione dell’evento.
Il concerto si è comunque svolto, ma con un’ora di ritardo e – a detta dello stesso artista – in forma ridotta, come gesto di rispetto nei confronti del pubblico. Un atto di responsabilità che però non può far dimenticare quanto accaduto e le sue implicazioni.
Una pratica opaca e fuorviante
Ciò che stupisce – e merita una riflessione severa – è la modalità con cui è stata gestita l’intera operazione. Se l’acquisto del biglietto della lotteria era obbligatorio, perché promuovere l’evento come gratuito? Se invece era facoltativo, perché non è stato consentito l’ingresso a chi rifiutava di acquistarlo?
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Si tratta di una forma surrettizia di bigliettazione mascherata, che tradisce la fiducia del pubblico e strumentalizza l’immagine dell’artista. È inaccettabile che, in nome di una lotteria abbinata a una sagra, si alteri la natura stessa di un evento pubblico e gratuito.
In un contesto sociale ed economico in cui ogni euro conta, una “tassa d’ingresso” camuffata da lotteria è un gesto irrispettoso nei confronti di famiglie, giovani e fan che – in buona fede – si erano recati a Mondragone per vivere una serata spensierata.
L’artista si dissocia: “Pronto a tornare gratis”
Granatino, con un gesto che gli fa onore, ha dichiarato la sua disponibilità a tornare a Mondragone per un concerto gratuito ad agosto, senza percepire compensi ulteriori:
Un atto di coerenza e trasparenza che, purtroppo, non cancella le responsabilità di chi ha organizzato l’evento. Perché la cultura non può essere gestita con furbizie. La gratuità deve essere reale, non apparente. La musica popolare non può diventare terreno fertile per abusi di fiducia o per logiche di profitto camuffate da solidarietà.
Serve chiarezza
Il concerto di Granatino doveva essere un’occasione di festa, ma si è trasformato in un esempio da manuale di come una cattiva organizzazione possa trasformare la cultura in un’operazione commerciale opaca. I fan hanno diritto alla verità, e gli artisti – come Granatino – alla tutela della propria immagine.
Perché dietro ogni palco c’è una promessa: quella di regalare emozioni, non delusioni. E questa promessa non può essere infranta da chi gestisce un evento come fosse un’occasione per speculare. La musica merita rispetto. E il pubblico, ancora di più.