Io sono la fine del mondo (commedia; regia di Gennaro Nunziante; con Angelo Duro, Giorgio Colangeli, Matilde Piana, Marilù Pipitone; durata: 96 minuti; distribuito da Vision Distribution)
Se si andasse a vedere il film pensando di sbellicarsi dalle risate, si potrebbe rimanere un po' delusi. Alcune battute sembrano azzeccate, altre un po' meno. Più che un film comico, si tratta infatti di una tragicommedia o meglio di un dramma dai toni spregiudicatamente sarcastici, espressi nella persona del protagonista che si vendica dei genitori anziani – dei quali è chiamato a prendersi cura – per via delle privazioni di cui ha sofferto da bambino. Il ruolo parossisticamente cinico è portato avanti con coerenza e diligenza fino alla fine. Pur con qualche sbavatura che si intravede qua e là, è questo probabilmente il punto di forza del film, che ha pure il merito di sdoganare – sotto il velo dell'amaro sarcasmo – il politicamente scorretto, divenuto oramai, in una società fintamente buonista, un vero e proprio sacrilegio.
Diamanti (drammatico; regia di Ferzan Ozpetek; con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Luca Barbarossa; durata: 135 minuti; distribuito da Vision Distribution)
Film non all'altezza delle aspettative. Sotto il vessillo della causa femminile, il regista tende a banalizzare oppure, al contrario, ad amplificare, producendo effetti fortemente dissonanti, tra il patetico e il melodrammatico. E a ben poco serve il fatto che mobiliti uno stuolo di attrici brave – ma anche meno convincenti (di Mara Venier l'unica performance cinematografica di un qualche rilievo rimane il ruolo di Nancy Barker nel film ‘O zappatore del lontano 1980) e, per inciso, neppure le battute di Geppi Cucciari strappano sempre un sorriso –, se in definitiva il film si riduce ad un’autocelebrazione di se stesso, sotto il velo della apologia della “giusta causa”. Tempi monotoni e lenti lo rendono poco coinvolgente, per quanto l’idea di fondo, se sviluppata diversamente, sarebbe senz’altro risultata vincente.
Il monaco che vinse l’Apocalisse (biografico; regia di Jordan River; con Bill Hutchens, Elisabetta Pellini, Yoon C. Joyce, Costantino Comito; durata: 90 minuti; distribuito da Delta Star Pictures)
Film storico-biografico, ambientato tra il XII e il XIII secolo e incentrato sulla missione del profeta calabrese Gioacchino da Fiore, sulla sua ascesi spirituale e sugli innumerevoli ostacoli che si frappongono alla nascita del nuovo Ordine Florense. L’enfasi delle parole del visionario è sulla netta spaccatura tra giusti e ingiusti: tutti gli uomini andranno incontro alla morte fisica, ma solo i primi si salveranno dalla seconda morte, quella dello spirito, l’unica che realmente va temuta. La vera e unica ricchezza è soltanto quella interiore, che, totalmente trascurata dai più, incautamente proiettati nella affannosa ricerca di beni materiali ed effimeri, sarà onorata finalmente in una sorta di età dell’oro, prossima a venire, ossia l'età dello Spirito Santo. Le parole e l’opera di Gioacchino sono così intense e vibranti da conquistare anche influenti regnanti, quali Riccardo I e Costanza d’Altavilla. A dispetto di un soggetto coraggioso e interessante, il ritmo del film appare lento e monotono, con molte scene piuttosto fiacche e patinate apparizioni profetiche.
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