Tra arte e fragilità: nelle sale, “Duse” di Pietro Marcello


 

Film biografico diretto da Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi, Fanni Wrochna, Noémie Merlant, Fausto Russo Alesi, Italia-Francia 2025, durata: 120 minuti, distribuito da PiperFilm. Al cinema dal 18 settembre.


La parabola esistenziale di una delle più leggendarie attrici italiane prende vita sul grande schermo attraverso l’intensissima interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi, che regala al personaggio una profondità emotiva rara. La sua prova attoriale, impeccabile e carica di tensione interiore, riesce spesso a compensare le debolezze strutturali di un film che, pur ambizioso, risulta a tratti lento e fin troppo concentrato sull’instabilità emotiva della protagonista. La regia insiste sulla volubilità della Duse, restituendone un ritratto talvolta eccessivamente influenzato dalle figure che la circondano. Questo approccio, per quanto coerente con la fase terminale della sua carriera – su cui si focalizza il racconto –, finisce per ridurre la complessità di un personaggio che avrebbe meritato uno sguardo più ampio e stratificato lungo l’intero arco della sua straordinaria esistenza artistica.


Cuore pulsante del film resta la passione totalizzante per il teatro, vero fulcro della sua vita, vissuta come vocazione e missione, anche a costo degli affetti più intimi. È in questo conflitto tra arte e vita che il film trova le sue pagine più riuscite. Tuttavia, la statura della Diva con la D maiuscola, colei che fu davvero rivoluzionaria nella scena teatrale del suo tempo, non emerge con tutta la forza e il carisma che ci si aspetterebbe. Rimane in ombra rispetto alla donna fragile e tormentata. Un’occasione mancata, soprattutto se si stabilisce un confronto con le tante “divette” dello spettacolo contemporaneo, la cui immagine scintillante cela spesso il vuoto cosmico. Eleonora Duse era altra cosa e il film ce lo ricorda solo in parte.

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