Il brano “Mastro Simone” racconta una storia che affonda le radici in una realtà tanto presente quanto invisibile e anticipa l’uscita dell'album “Humus”, un progetto discografico profondo, capace di raccontare storie legate alla Terra e alle persone che ne fanno parte, con un focus particolare sulle dinamiche nascoste e spesso ignorate della nostra società. La canzone nasce da una riflessione semplice ma potente: avete mai notato che, entrando in un supermercato, il primo reparto che si incontra è quello ortofrutticolo? Una ben nota strategia di marketing ha comprovato da diversi anni l’efficacia di farci trovare frutta e verdura all’ingresso dei nostri supermercati, dove tutto ci sembra perfetto, i prodotti sono freschi e l’intera sezione è piena di colori, tuttavia raramente ciò ci induce a chiederci cosa si nasconda dietro quei prodotti ineccepibili. “Mastro Simone” dà voce a questa realtà nascosta, raccontando la storia di un caporale: un uomo duro e complesso, intrappolato nel paradosso di essere al contempo capo e schiavo della filiera agricola. Prima che l’alba illumini i campi, Mastro Simone seleziona le braccia più forti, destinate a lavorare fino al tramonto in condizioni spesso ignote. Il brano non si propone di spiegare dinamiche complesse, ma si presenta come un vero e proprio “documentario sonoro”, capace di dare voce a storie sconosciute e dimenticate. La canzone fonde con maestria il calore del blues tradizionale con sonorità moderne, creando un’atmosfera unica e suggestiva. Allo stesso tempo, “Mastro Simone” è un tassello fondamentale di “Humus”, un album che esplora il legame profondo tra terra, lavoro e umanità. Con testi evocativi e un sound incisivo, il progetto si preannuncia come un viaggio emozionante e carico di significati. Il brano “Mastro Simone”, prodotto da Alberto Giovinazzo e Roberto Cannizzaro per Roka Music, è scritto da Giorgio Sprovieri e Alberto Giovinazzo, con musiche di Sprovieri e Cannizzaro. Gli arrangiamenti, curati da Roberto Cannizzaro e Salvo Longobucco, donano una struttura musicale ricca di dettagli e profondità, in grado di amplificare il messaggio del pezzo, grazie, anche, alle chitarre di Attilio Costa e il pianoforte di Francesco Frega. L’artwork, curato da Angelo Riforma, traduce con efficacia il concept del brano in un’estetica visiva di forte impatto. Spiega l’artista a proposito del brano: «Lavorare su “Mastro Simone” è stata un’ardua sfida. Le mie origini lucane mi hanno sempre portato ad avere un’affezione particolare verso il tema dei braccianti e del lavoro nero nei campi, forse perché provengo da una famiglia storicamente contadina quindi a volte ho avuto come la sensazione di dipingere un ritratto della mia stessa persona, di ciò che sono. Sono cresciuto ascoltando le notizie che venivano dal metapontino, le mille difficoltà che gli agricoltori incontravano nelle proprie giornate. Sono mille le storie dalle quali ho tratto ispirazione per la stesura di “Mastro Simone”, dalle lotte del sindacalista Aboubakar Soumahoro alla terribile storia di Satnam Singh, morto nell’agro pontino a causa di un terribile incidente, caricato su un pulmino dai caporali e scaricato davanti casa sua invece di chiamare i soccorsi. “Mastro Simone” ha avuto una gestazione molto lunga, ricordo che nessun arrangiamento mi emozionava tanto quanto il testo, fino a quando con Roberto Cannizzaro e Salvatore Longobucco abbiamo ripercorso la strada delle origini del blues, nato dai canti emozionanti degli afroamericani nei campi di cotone nell’800. Il mio desiderio più grande dietro questo brano è permettere a tutti coloro che sono segnati dalla fatica del duro lavoro nei campi - senza alcun tipo di garanzia economica, fisica e sociale - di non sentirsi abbandonati, di non sentirsi avviliti sotto il caldo asfissiante delle serre, anche solo per il tempo di una canzone».