Scivolano al di fuori del grande finestrone i paesaggi lungo il costato d’Italia ed io, mi addormento.
Arrivo a Roma, Roma Tiburtina. Ho riflettuto molto sullo scrivere o meno questa tappa, questo capitolo di “Finestre sul Mondo”. Roma è la mia città natala, dove sono cresciuto, dove ho vissuto momenti eccezionali ed altri meno, ovviamente, lungo più di 27 anni in cui sono vissuto qui. I miei pensieri saranno contrastanti e contraddicenti, perdonami tu lettore, mi auguro di non ferire nessuno, d’altro canto, citando la grande cantante Noemi: “sono solo parole”, le mie, le nostre.
Roma è! Non ha bisogno di molte altre spiegazioni. Centro del Sacro Romano Impero, culla dell’arte, della scrittura, del pensiero, della poesia, degli affreschi immortali, la Cappella Sistina, delle cupole, e del Cupolone San Pietro, del Gianicolo con il suo cannone, delle statue marmoree dentro la basilica di San Giovanni in Laterano, della scalinata santa e la goccia di sangue di Cristo. Del Tevere che la percorre tutta, in compagnia dell’Aniene. Del caos ordinato di Porta Portese, eterna come Anna Magnani, del ghetto, del grande ed unico grande cinema, di Fellini e la sua Dolce Vita a Via Veneto, del discusso Pasolini, del centro Sperimentale, degli Studios di Cinecittà, della loro magia, degli acquedotti intatti e della sorgente Egeria, frizzante e pura. Delle terrazze piene di bouganville, rosse, viola, bianche, a cespuglio, arrampicanti, dei tavolini in legno o marmo dove leggere un buon libro mentre, con una pompa verde si annaffiano, di Villa Ada, dei pini e dei pinoli che, da piccolo, insieme alle mie cugine ed ai miei fratelli rompevamo nel balcone di Nonna Guenda e Nonno Nino per mangiarli e sporcarci le mani di nero. Unica, intatta, forse troppo. Di campo dei Fiori ed il suo mercato, del cimitero inglese, dove dorme Keats di fianco alla piramide, di Campo Marzio e Campo Boario, di Via Ripetta e l’accademia di Belle Arti, dove, a mio tempo studiai un paio di anni e conobbi amici peer tutta la vita. Di san Michele, sopra Castel San Angelo, che impugna forte la sua spada con tro i nemici, al lato di via delle Conciliazione che ci porta fra le braccia aperte, e paralizzate, del Vaticano. Roma è! Dentro chi la vive e l’ha vissuta. Racchiusa nel buco della serratura dell’Ordine di Malta da dove si vede tutta, nel suo abbacinante splendore, da sopra, al di sopra. Nelle monete lanciate dentro la Fontana di Trevi, seduta sui bordi della Fontana dell’Acqua Paola ed il giardino degli aranci rappresentato magistralmente da Paolo Sorrentino. Lei, è Roma. La determinata, la bella, l’immortale, l’unica, la storia, la narrativa e la mitologia, sacra e profana, cattolica e pagana, è Roma, indissolubilmente lei. Profuma di pizza e pomodoro, di lasagne e cannelloni, di arrosto e saltimbocca alla romana, di carbonara e matriciana, di porchetta con la pizza bianca, quella “scrocchiarella” di tiramisù e galati unici. Di mercati rionale da dove escono le grida, gli “aò”, i friggiteli a 2euro, le giallone, il cocomero a 0,89euro al chilo. Sa di veracità, di San Lorenzo, dell’ardeatina, di Testaccio e Garbatella.
Lei, è Roma.
a cura di Michele Terralavoro
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